Un tranquillo pomeriggio di fine inverno ci venne l’idea di fare una gitarella fuori porta al di là dei confini regionali, in Toscana, per andare a conoscere il coloratissimo Parco dei Tarocchi… Al quale però non saremmo mai arrivati! La giornata era iniziata da subito con qualche contrattempo, in quanto la pigrizia di alcuni e la scarsa sicurezza alla guida di altri ci portarono a inscatolarci in cinque all’interno di una minuscola Twingo, in una specie di revival delle partenze per le vacanze estive anni ’60, con i figli del boom che si incastravano in specie di scatole di sardine, al tempo definite macchine, e percorrevano centinaia di chilometri in condizioni di viaggio paragonabili a quelle di un taxi collettivo pakistano dei giorni nostri!
La tragedia, già ampiamente preannunciata dalla presenza di nuvoloni grigi dall’aspetto poco rassicurante sulle montagne a Nord di Roma, inizia a consumarsi sull’A12, la Roma-Civitavecchia, quando la nostra vettura sovraffollata come un carro di bestiame viene investita da un violentissimo acquazzone all’altezza di Civitavecchia… Dibattiamo un po’ sul da farsi, vuoi per la scomodità del viaggio, vuoi per il tempo decisamente pessimo siamo tutti un po’ scoraggiati e avviliti… Nessuno ha più voglia di arrivare fino in Toscana, ma allo stesso tempo nessuno vuol darsi per vinto e ritornare mestamente verso la capitale… Che fare? Nell’incertezza generale usciamo dall’Autostrada e, procedendo per la via Aurelia, iniziamo a osservare attentamente i nomi di borghi e paeselli che ci scorrono davanti gli occhi… Optiamo quindi per un cambiamento di programma, sceglieremo un paesino a caso nei dintorni e che Dio ce la mandi buona! Inizialmente propendiamo per Tarquinia, ma eravamo fuori dall’orario di apertura della Necropoli etrusca, inoltre ci eravamo già stati più o meno tutti, quindi continuiamo a “sfrecciare” (si fa per dire, sarebbe meglio dire “arrancare” visto il peso non indifferente sostenuto dalla Twingo, che non è una macchina veloce già di suo, figuriamoci quando è sovraccarica). Imbocchiamo quinti la SP3, o Strada Tarquiniese, una bucolica strada che attraversa colline, campi coltivati e boschi, fino ad arrivare al borgo di Tuscania. Decidiamo di fermarci qui, colpiti dal nome, dall’isolamento del posto e dai bellissimi scorci offerti dalla via Tarquiniese!
Tuscania è un borgo sospeso nel tempo |
Parcheggiamo appena fuori dalle mura e ci addentriamo a piedi nella città vecchia, sotto un cielo plumbeo che non promette nulla di buono e un’occasionale pioggerella di qualche minuto. Il cambiamento di destinazione si rivela una giusta decisione… Riusciamo, infatti, a girare per i vicoli e le stradine di tutta la città vecchia senza che la pioggia ci dia troppo disturbo…
Varchiamo le antiche mura dalla Porta di Poggio, le nubi grigie contribuiscono a creare un’atmosfera cromatica speciale, quasi come se la città vecchia fosse sospesa al di là del tempo e dello spazio… Qualche piccolo elemento di modernità qua e là, una macchina, un segnale stradale, un lampione ci indicano che ci troviamo nel XXI secolo, ma perdendoci tra i curatissimi vicoli non credo che ci saremmo sorpresi più di tanto se avessimo visto qualche cavaliere svoltare da un angolo remoto!
Procediamo allegramente nella quiete del luogo, scoprendo la Chiesa di S. Marco, la Fontana di Montascide, per poi imboccare Via Cavour e Via del Rivellino, fino a raggiungere l’altra estremità del borgo, dove si trovano il Teatro Rivellino e la Fontana delle 7 cannelle. Sembra di essere in un paese delle favole, curatissimo nei minimi dettagli, pulitissimo e impeccabile… Evidentemente qui, al contrario del litorale, la gente è civile e ha cura di ciò che la circonda!!! Ma vabbè, la maleducazione e l’inciviltà di tanta gente meritano un discorso a parte, per il quale sarebbe inutile dilungarci vista la sua ingiustificabilità!
Proseguiamo costeggiando le mura e contemplando dall’alto il Complesso di S. Francesco e l’Antica via Clodia, la zona del Parco di Lavello è fra le mie preferite, con quei viottoli che si inerpicano lungo le mura, dai quali si gode un panorama mozzafiato, le immancabili vecchiette che chiacchierano sedute all’aperto e l’estrema attenzione alle decorazioni e al verde di case e stradine, adornate di piante e fiori.
L’inclemente clima ci concede giusto il tempo di un’altra passeggiata fino a Via XII Settembre, che ci porta a riattraversare diametralmente il borgo antico, passando per la Fontana di Poggio e il Duomo di San Giacomo, quando, mentre oziamo davanti al Palazzo della Meridiana, si scatena improvvisamente un diluvio inaspettato! Ci tuffiamo di corsa nel primo bar che incontriamo, per un aperitivo forzato all’aria aperta, ma sotto un tendone che ci ripari! La sosta si rivela divertentissima, al tavolo accanto facciamo la conoscenza del pittore/poeta locale Massimo Lippi, che, palesemente alticcio, ci introduce a due mecenati austriaci che avevano appena acquistato alcuni suoi lavori e con i quali stava festeggiando con laute libagioni a base di prosecco! Il Sor Massimo è attratto dai giovani, a quanto pare, e inizia da subito a chiacchierare con noi del più e del meno, saltando spesso di pane in frasca e facendoci trascorrere una piacevolissima oretta in allegria, al riparo sotto l’acquazzone, vigilati dallo sguardo truce della cameriera e da quello sgomento di un altro paio di avventori, evidentemente non oriundi del luogo, vista la fama e la reputazione del Sor Massimo in paese!
La Meridiana, uno dei nostri punti di riferimento |
Inizia a farsi tardi, purtroppo le giornate invernali non sono lunghe e deliziose come quelle estive… Il buio scende presto e, sebbene l’acquazzone abbia lasciato spazio a una pioggerellina leggera, ma insistente e fastidiosa, ci riavviamo alla macchina trotterellando soddisfatti dell’aver scoperto, quasi per puro caso, un luogo così affascinante e riposante… L’unico cruccio è il non aver potuto visitare la Necropoli etrusca, chiusa nel pomeriggio, ma forse è solo una scusa per potervi fare ritorno presto…
Come d’abitudine, qualche utile link di carattere storico/informativo su Tuscania:
(in questo ultimo articolo viene persino menzionato il nostro amico Massimo Lippi, che ha reso la nostra visita ancora più indimenticabile, grazie Sor Massimo!)